Emilia-Romagna
Rocca Sanvitale di Fontanellato
La quattrocentesca Rocca Sanvitale di struttura quadrata al centro del paese, è ancora circondata da un ampio fossato, ricco d'acque e profondo circa 3 metri, anticamente alimentato da sorgenti naturali. Costituisce il nodo centrale di un sistema di canali che percorreva, e in gran parte percorre ancor oggi, il territorio circostante. Sin dal XIV secolo dimora della famiglia Sanvitale, il castello conserva all'interno stanze arredate con mobili e suppellettili del '500-'600-'700, affreschi e quadri di Felice Boselli, Pier Ilario Spolverini ed altri raccolti in una piccola pinacoteca, oltre ad una serie di ritratti di famiglia, testimonianza della plurisecolare storia dei Sanvitale, potente famiglia di feudatari.
L'ambiente più suggestivo, che dal punto di vista artistico rende celebre Fontanellato è la saletta di Diana e Atteone, un capolavoro realizzato nel 1524 dal Parmigianino, che affrescò la volta e le lunette del piccolo ambiente. Si tratta di una delle opere più interessanti del Rinascimento italiano e del Manierismo.

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L'affresco del Parmigianino nella saletta di Diana e Atteone.


La storia: Atteone durante una battuta di caccia casualmente si imbatte nella dea della caccia, Diana, mentre si sta immergendo per un bagno con le sue ancelle. Diana decide di punire Atteone in quanto ai mortali non è consentito vedere gli dei e per questo lo trasforma in cervo. I cani di Atteone, una volta compiuta la trasformazione, non riconoscono più il loro padrone e lo sbranano.
Il simbolismo della storia è l'ingiustizia divina e più in generale del fato.
Nella foto si osserva il lato dell'affresco in cui avviene la trasformazione di Atteone in cervo. Diana è al centro della parete.