Monaco |
Il campo di concentramento di Dachau fu il primo campo di concentramento nazista, aperto il 22 marzo 1933 su iniziativa di Heinrich Himmler. Iniziò così per Dachau un periodo drammatico che vide legato indissolubilmente il nome della città al campo di concentramento.
Dachau servì da modello a tutti i campi di concentramento, di lavoro forzato e di sterminio nazisti eretti successivamente e fu la scuola d'omicidio delle SS che esportarono negli altri lager. Nel campo transitarono circa 200.000 persone e, secondo i dati del Museo di Dachau, 41.500 vi persero la vita. I deportati in arrivo dovevano percorrere una larga strada curata, la Lagerstrasse, al termine della quale era situato il cosiddetto Jourhaus, la "porta dell'inferno", il simmetrico edificio del comando di campo con una posticcia torretta di guardia sul tetto. Lo Jourhaus è attraversato nel mezzo dall'arco d'ingresso al campo e l'arco è completamente chiuso, a sua volta, da un'estesa grata in ferro battuto con un piccolo cancello al centro, che reca la scritta: Arbeit macht frei. Con gli anni questo cinico slogan di Dachau, che significa "Il lavoro rende liberi", venne poi utilizzato in numerosi altri nuovi campi che via via si andavano costruendo, diventando il simbolo stesso della menzogna nazista sui lager. Il lavoro in quei luoghi infatti non liberò mai nessuno ma fu anzi usato come strumento di morte primario per il genocidio scientifico degli "indesiderabili", ritenuta vantaggiosa per l'economia del Reich. Il campo di Dachau, insieme a quello di Auschwitz, è divenuto nell'immaginario collettivo il simbolo dei lager nazisti. |
Nel 1955 gli ex prigionieri sopravvissuti del Lager di Dachau, che avevano costituito il Comité International de Dachau, decisero di erigere un monumento a ricordo dell'immane tragedia che in quel luogo si era consumata. Il Memorial è stato realizzato in dieci anni di lavori e, nel maggio 1965, 20 anni dopo la liberazione, fu aperto il primo grande Memorial di un Lager sul territorio della Repubblica federale tedesca.
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Muro di cinta e torretta di guardia
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Il grande punto di assemblamento. Sul fondo l'ingresso e il Museo
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Un paio di baracche sono state ricostruite, per mostrare al visitatore le condizioni di vita nel campo ed una è visitabile anche con i suoi interni in legno ed i servizi. Le baracche originarie erano state in gran parte abbattute e le poche ancora in piedi, al momento della ricostruzione, erano in condizioni pietose. Delle altre 32 baracche che costituivano il campo sono rimaste le indicazioni delle fondamenta in cemento. Il Memorial, ricostruito nel 2003, è stato integrato con diversi documenti e reperti forniti da ex-internati. Il Memorial comprende inoltre quattro cappelle in rappresentanza delle varie religioni professate dai prigionieri.
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La lunga "Camp Road": a destra e sinistra si trovavano le baracche, di cui ora restano solo le fondamenta.
In fondo si erge la Cappella Cattolica |
Il Memoriale ebraico
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Nel 1940 le SS costruirono un crematorio perchè il numero dei morti era cresciuto smisuratamente ed un secondo più grande ne fu aggiunto nel 1942, con annessa una camera a gas. |
Il forno crematorio costruito nel 1942 dove potevano essere cremati dai 50 ai 100 cadaveri al giorno. Si stima che a pieno regime ci volessero circa 10-15 minuti per cremare un corpo. Neanche questa drammatica capacità distruttiva dei crematori era sufficiente a smaltire i corpi delle vittime, tanto che si doveva ricorrere anche allo scavo di fosse comuni
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Per scopi di sterminio venne costruita la grande camera a gas camuffata da "Sala doccia", in tedesco Brausebad, come ancora oggi si legge sul cartello all'ingresso. Il vasto locale è dotato di porte ermetiche con spioncino e numerosi soffioni d'acqua finti incassati nel soffitto. In un lasso di tempo di 15-20 minuti fino a 150 persone potevano essere soffocate a morte con emissione di gas velenoso |
Camere di disinfestazione, destinate alla fumigazione e la sterilizzazione con gas di coperte e biancheria da letto per la disinfestazione da pidocchi e altri insetti, ma soprattutto per poter riciclare gli abiti tolti ai morti prima di essere cremati o quelli delle eventuali vittime dell'annessa camera a gas |